
L’era del digitale è caratterizzata da un’inedita esperienza d’immagine, che porta a trasformare quasi ogni esperienza in figure da condividere, immagini in movimento da commentare e interpretare: tale ubiquità rende tanto complessa quanto necessaria la messa a punto di un approccio critico che permetta di porre tali immagini a distanza e comprenderne i meccanismi di significazione. Comprendere e saper decifrare le immagini come oggetti intersoggettivi e artificiali, essere in grado di distinguerne la funzione depittiva (depictive function), saper riconoscere un’immagine sintetica da una fotografia: tutto ciò costituisce una delle sfide principali dell’educazione alla visualità (visual literacy) che costituisce un ambito emergente del pensiero critico contemporaneo. Se inseriti in una strategia consapevolmente progettata di educazione all’immagine, gli stessi dispositivi che rischiano di generare fenomeni di anestetizzazione delle capacità critiche possono, al contrario, diventare strumenti di sensibilizzazione a una coscienza critica. Educare al pensiero critico può tradursi, in questo ambito specifico, nello sviluppo di una maggiore consapevolezza dei processi tramite cui i canali digitali producono una continua modifica dei segni che introduciamo incessantemente nella circolazione mediale, fino ad alterarne l’integrità e a stravolgerne il significato. Questa modalità educativa può dunque favorire l’acquisizione di strumenti che permettano alle nuove generazioni di distinguere le conseguenze legate ai processi di commutazione di canali e codici comunicativi.
Autori/autrici principali
James Elkins, Sunil Manghani, William Mitchell, Krešimir Purgar.
Riferimenti bibliografici
Andrea Somaini, Algorithmic Images. Artificial Intelligence and Visual Culture, “Grey Room”, 93, 2023, pp. 74-115.
Liv Hausken, Photorealism versus Photography. AI-Generated Depiction in the Age of Visual Disinformation, “Journal of Aesthetics & Culture”, 16, 2024, pp. 1-13.
